La valutazione della Commissione europea sull’applicazione dell’Accordo quadro sullo stress da lavoro, documento adottato nel 2004 dalle parti sociali europee (Business Europe, UEAPME, CEEP e ETUC) per promuovere una maggiore attenzione su questa problematica e definire un quadro d’azione a riguardo, è stata pubblicata il 24 febbraio scorso.
Oggi sono 19 gli Stati membri dell’Unione europea che dispongono di una legislazione o di accordi collettivi vincolanti riguardanti lo stress da lavoro ed altri rischi psicologici lavoro-correlati. E la Commissione è convinta che l’Accordo quadro europeo, dove è stato applicato, ha avuto effetti positivi rilevanti.
L’Accordo, infatti, secondo la valutazione, ha favorito il dialogo sociale e l’elaborazione di politiche sul tema dello stress da lavoro nella maggior parte degli Stati membri, anche se la sua implementazione non è stata uniforme all’interno dell’Unione.
Negli ultimi dieci anni lo stress da lavoro è cresciuto in nove paesi europei (Danimarca, Germania, Lettonia, Austria, Slovacchia, Finlandia, Bulgaria, Estonia ed Irlanda), mentre è diminuito soltanto in Svezia. Si tratta di un fenomeno che comporta gravi conseguenze in termini di perdita di giorni di lavoro e di costi economici. Come riferito dalla Commissione, recenti studi stimano che in Europa la perdita di giorni di lavoro è dovuta nella maggior parte dei casi allo stress (dal 50 al 60 per cento), e che attualmente questa patologia comporta un costo pari al 4 per cento del PIL dell’Unione.
Rispetto a questo l’impegno di tutte le parti sociali, compresi i datori di lavoro, è fondamentale. Questi ultimi, infatti, hanno il compito di ridurre i fattori di stress e di provare a garantire una migliore corrispondenza fra le responsabilità e le competenze dei lavoratori.
Per quanto riguarda l’Italia, nella sua valutazione la Commissione europea evidenzia come le parti sociali italiane (Confindustria, Confapi, Confartigianato, Legacooperative, AGCI, Confservizi, Confagricoltura, Coldiretti, CGIL, CISL e UIL) abbiano adottato nel giugno 2008 un accordo interconfederale che riporta tutte le disposizioni espresse nel documento europeo. Inoltre, l’approccio preventivo ai rischi psicosociali sul lavoro previsto dall’Accordo quadro europeo è stato incorporato nel processo di revisione della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lgs 81/2008 e D.lgs. 106/2009). Conseguentemente all’adozione dell’accordo interconfederale, dice ancora la Commissione, si è registrato un maggior impegno sul tema dello stress da lavoro anche da parte degli ispettorati del lavoro e delle agenzie specializzate.
Accordo quadro europeo sullo stress lavoro correlato