Casale Monferrato dice no. I 18 milioni di risarcimento offerti da Stephan Schmidheiny, co-imputato al maxiprocesso Eternit di cui è attesa la sentenza il prossimo 13 febbraio, non sono stati accettati dal Comune. Un netto dietrofront, dunque, dopo che nella travagliata serata tra il 16 e il 17 dicembre scorso il Consiglio comunale, nel corso di una seduta infuocata, aveva detto sì alla proposta avanzata dal magnate svizzero a patto che la città ritirasse la propria costituzione come parte civile.
«Due sono state le motivazioni – spiega il sindaco di Casale Giorgio Demezzi –che ci hanno spinto a non prendere in considerazione l’offerta economica di Schmidheiny: l’assoluta incertezza sui tempi e sulle somme che eventualmente avremmo potuto ottenere rimanendo parte civile nel processo e la certezza che comunque giustizia sarebbe stata fatta. Non abbiamo però mai smesso di cercare soluzioni alternative per dare una risposta vera e concreta ai problemi di chi soffre e di chi vive nel rischio, senza farci travolgere dalle polemiche o dalla strumentalizzazione dei sentimenti di una popolazione così colpita».
A influire sul cambio di rotta, oltre all’opposizione dei familiari delle 1.800 vittime casalesi dell’asbesto, anche l’incontro avvenuto il 26 gennaio con i ministri Renato Balduzzi e Corrado Clini, titolari dei dicasteri della Sanità e dell’Ambiente, che hanno confermato l’intenzione di proseguire nel percorso per arrivare a stipulare un accordo di programma per risolvere l’emergenza delle bonifiche ancora necessarie nel territorio del comune.
Fonte: Sole24ore