Nell’anno della biodiversità, si incontrano a Nagoya, in Giappone i 193 paesi membri della Convention sulla diversità biologica (Cbd). Il vertice, iniziato ieri e che durerà fino a venerdì 29 ottobre vedrà un confronto fra i paesi partecipanti sui tre obiettivi fissati 17 anni fa: conservare la biodiversità, garantirne l’uso sostenibile e dividere in modo equo i benefici che derivano dalle risorse genetiche. Ogni paese esporrà il lavoro svolto durante questi anni per realizzare gli impegni presi, oltre a presentare i futuri programmi per tutelare la diversità delle specie, tutto ciò con lo scopo di individuare strategie e strumenti economici per contrastare l’impoverimento della biodiversità nei prossimi dieci anni e sviluppare una prospettiva fino al 2050.Il programma italiano sarà quello predisposto dal ministero dell’Ambiente l’8 ottobre scorso e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, dove tra i temi affrontati ci sono i servizi per gli ecosistemi, cambiamenti climatici e politiche economiche.
Il Wwf Italia, che parteciperà al vertice con una sua delegazione, ha chiesto in una lettera al Governo Italiano, una legge quadro e più risorse per la biodiversità, ma anche piani d’azione regionali e indicatori di sostenibilità.
“L’Italia – ha detto il Wwf- si presenta finalmente al vertice di Nagoya avendo adottato, dopo 16 anni dalla ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione internazionale della biodiversità (1994), con le carte in regola dal punto di vista istituzionale: la strategia nazionale della biodiversità elaborata dal ministero dell’Ambiente, e approvata dalla Conferenza Stato-Regioni, e fortemente voluta dal Wwf, è stata approvata il 7 ottobre scorso”.
L’Italia, sottolinea l’associazione ambientalista, “è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5%) endemiche, ma molto di questo patrimonio si sta perdendo”. Secondo il Wwf, “sono a rischio attuamente il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce”.
“L’obiettivo -afferma il Wwf- è quello di far raggiungere nuovi accordi in grado di fermare la continua perdita di ricchezza di vita e la continua erosione dei sistemi naturali”.
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