Una recente ricerca della NOAA mette in guardia su una possibile e gravissima catastrofe ambientale
Si parla tanto, soprattutto in questo periodo di stranezze climatiche, riscontrabili anche a casa nostra, di surriscaldamento del clima. Il programma Coral Reef Watch del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha osservato un altro effetto incredibile: lo scolorimento dei coralli. Già ne, 1998 ci fu una moria del 15% dei coralli provocata dagli intensi fenomeni di El Nino che provocò notevoli innalzamenti della temperatura degli oceani.
Oggi, gli scienziati che stanno osservando attentamente i coralli Pacifico Settentrionale hanno raccolto immagini molto preoccupanti di coralli completamente scoloriti e hanno affermato che questo scolorimento potrebbe causare la moria di coralli più grave degli ultimi 20 anni.
Lo scolorimento avviene perché l’aumento delle temperature, le variazioni di luce o di nutrienti, determinano il distacco delle zooxantelle, alghe colorate che vivono nei tessuti dei coralli. Questo comporterebbe delle condizioni di stress per il corallo che potrebbero provocarne la morte.
Il coordinatore del Coral Reef Watch, Mark Eakin, ha affermato che:
Ciò che sta accadendo è che le temperature globali stanno aumentando e soprattutto che l’oceano si sta riscaldando attraverso l’aumento di anidride carbonica e di altri gas che intrappolano il calore nell’atmosfera. Cosicché non ci vuole un El Niño estremo per avere lo stesso effetto sulla temperatura dell’acqua.
L’impatto è ancora più grave se si pensa che assieme ai coralli anche i piccoli pesci che vi si nascondono sono morti a causa dell’aumento delle temperature, fino a tassi di mortalità del 100% nelle Isole Marshall. Tutto questo crea degli squilibri negli habitat naturali, che li rendono anche meno efficaci nel ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici stessi, come l’innalzamento del livello del mare o le tempeste.
La cosa più grave è che se anche da oggi facessimo di tutto per contenere le emissioni di Co2 in modo da non causare ulteriori aumenti della temperatura, comunque questi sistemi richiederebbero decenni per ricostituirsi. Un tempo troppo lungo per non ipotizzare che intervenga qualche altro fattore a metterli a rischio. Secondo quanto ha affermato Hoegh-Guldberg, autore principale del rapporto definitivo sulla “Scienza del Clima” delle Nazioni Unite