2000 miliardi di litri d’acqua pari a 800.000 piscine olimpiche. E’ quanto hanno perso i soli ghiacciai delle Alpi centrali negli ultimi 26 anni, dal 1981 a oggi. Per non parlare del ridimensionamento che ha subito il ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio, durante la caldissima estate appena trascorsa. Il più grande ghiacciaio vallivo italiano si è addirittura spaccato in tre parti più piccole perdendo così la sua forma unitaria.
Stessa sorte è capitata negli ultimi anni a molti ghiacciai che si sono frammentati in più tronconi, come il ghiacciaio del Lys, uno dei più grandi della Valle d’Aosta, ormai ridotto in tre-quattro unità minori, il ghiacciaio della Lex Blanche, anch’esso in Valle d’Aosta, il ghiacciaio della Ventina in Lombardia, il ghiacciaio del Careser e quello del Mandrone-Adamello in Trentino, la Vedretta Alta e il ghiacciaio di Vallelunga in Alto Adige, solo per citare i più noti.
Sono alcuni dati riportati dall’aggiornamento al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani presentato nel corso dell’incontro organizzato alla Camera dei Deputati dall’Intergruppo parlamentare per il clima Globe Italia.
La mappatura “comprende 903 ghiacciai per una superficie complessiva di 370 chilometri”, ha spiegato Claudio Smiraglia, glaciologo dell’Università degli studi di Milano – Dipartimento di Scienze della Terra. “Rispetto al catasto nazionale precedente (realizzato all’inizio degli anni ‘60 ad opera del Comitato Glaciologico Italiano) si è avuto un incremento del numero di ghiacciai dovuto alle numerose frammentazioni e una riduzione della superficie complessiva di circa il 30%”.
Infatti, dagli anni Sessanta del XX secolo al primo decennio del XXI secolo è avvenuta una riduzione in termini di superficie da 527 kmq a 370 kmq, a cui si è aggiunta un’ulteriore contrazione del 5% dal 2007 al 2012. La superficie glaciale persa è confrontabile con quella del Lago di Como ed è conseguente non solo al rimpicciolimento dei ghiacciai ma anche alla completa estinzione di quasi 200 di essi.
In particolare sono proseguiti i fenomeni tipici dell’attuale fase di intensa deglaciazione: la frammentazione dei ghiacciai (che porta ad un conseguente aumento del loro numero) e la loro modificazione. I grandi ghiacciai “vallivi”, quelli che scendono fino al fondovalle, si trasformano in piccoli ghiacciai “montani”, macchie bianche abbarbicate ai pendii più ripidi.
“Il costante aggiornamento del Catasto in tempi brevi includerà – ha detto ancora Smiraglia – le criticità presenti sulle Alpi Italiane e connesse alla degradazione dei ghiacciai. Infatti, compilando il Catasto, i ricercatori hanno osservato profonde modificazioni che possono avere risvolti non trascurabili su pericolosità e rischio ambientali anche sul fronte del dissesto idrogeologico. Gli scenari futuri del glacialismo italiano, inoltre, basati sull’evoluzione del clima derivante dai modelli climatici, indicano che un’inversione della tendenza in corso è alquanto improbabile e che nell’arco di pochi decenni si potrebbe realizzare un’ulteriore avvicinamento a un paesaggio alpino, più simile ai Pirenei e agli Appennini, ormai quasi totalmente privo di ghiacciai che sembra il destino inevitabile delle montagne del futuro”.
“I ghiacciai delle nostre montagne”, commenta Stella Bianchi, Presidente Intergruppo per il clima Globe Italia, “oltre a rappresentare un’importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica e turistica negli ultimi decenni hanno assunto, non solo in ambito scientifico ma soprattutto nell’opinione pubblica, il ruolo di testimoni dei cambiamenti climatici, in particolare dell’attuale fase di riscaldamento globale. E’ molto importante dunque disporre di strumenti in continuo aggiornamento che permettano di conoscere estensione e variazioni dei ghiacciai. La loro consistente e continua riduzione ci dice che siamo in emergenza clima: dobbiamo prendere con la massima urgenza le decisioni necessarie a ridurre in modo drastico le emissioni di gas serra e lavorare al successo del vertice Onu di Parigi per restare entro la soglia dei due gradi di aumento della temperatura media globale. ”.
“Le ricerche scientifiche e le rilevazioni riportate nel Nuovo catasto dei ghiacciai”, hanno detto Umberto Martini, presidente del Club alpino italiano ed Erminio Quartiani, vicepresidente generale, “confermano l’assoluta emergenza in cui si trova il Pianeta a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Anche il CAI in questo ambito è impegnato con le altre 80 associazioni alpinistiche del mondo per mantenere la montagna vivibile e frequentabile”.
All’incontro hanno inoltre preso parte inoltre Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, Pippo Onufrio, direttore Greenpeace Italia, Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed Energia WWF Italia, l’On. Ermete Realacci, presidente VIII commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici, e altri parlamentari, ricercatori e rappresentanti di associazioni coinvolti in progetti per lo studio dei cambiamenti climatici.
Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, è stato realizzato nell’ambito di un progetto sviluppato e coordinato dall’Università Statale di Milano, con la partnership dell’Associazione EvK2CNR e della società Levissima e con il contributo scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Pubblicato nel 2015, ma in costante e continuo aggiornamento, anche per quanto riguarda la risorsa idrica rappresentata dai ghiacciai, è disponibile on line open access e scritto in due lingue.