RADON, RISCHIO INVISIBILE
Il gas Radon è un rischio invisibile ma altamente tossico. Questo derivato dall’uranio sale dal terreno e può concentrarsi nei seminterrati.
In Italia la presenza media è tra le più elevate in Europa. La norma sui limiti massimi è solo per i luoghi di lavoro Sulle case tutto è lasciato ai singoli, dal monitoraggio alla messa in sicurezza
È tornato alla ribalta delle cronache a causa del terremoto in Abruzzo, come presunto e sicuramente discusso indicatore di rischio sismico. Si forma per cause naturali, sale dal terreno e a volte si concentra nei seminterrati e nelle cantine. Quasi tutti forse lo abbiamo respirato almeno una volta nella vita, eppure sono in pochi a conoscere di cosa si tratti. Il radon è un gas, derivato dall’uranio, che durante il suo naturale processo di decadimento genera, nel giro di quattro giorni, particelle radioattive altamente cancerogene.
RADON: COME VALUTARE IL RISCHIO
Nessun problema se il radon si disperde in atmosfera, ma se dal suolo entra in un ambiente chiuso, al piano terra o nel seminterrato di un’abitazione, può essere altamente inquinante. Si forma soprattutto in prossimità di particolari rocce arenarie e ignee ricche di silice, tipiche delle aree vulcaniche, come il Viterbese e i Castelli Romani dove è stata rilevata una significativa concentrazione di uranio nel sottosuolo. Dopo i primi studi effettuati in Svezia ancora negli anni 50, nelle abitazioni italiane è stato riscontrato un valore medio di radon pari a circa 81 becquerel ogni metro cubo, tra i più elevati in Europa. «È un dato medio ma varia molto in base alle zone – afferma Pietro Ragni del Cnr –, ai fattori geologici e ai materiali di costruzione utilizzati. Per esempio un pavimento sconnesso offrirà minor impedimento alla fuoriuscita del gas e un locale non areato favorirà la stagnazione».
In Italia non esiste una normativa di legge precisa sulle nuove costruzioni, tanto meno una certificazione che tuteli chi acquista un immobile, garantendo che l’edificio sia “a prova di radon”. Solo per i luoghi di lavoro il decreto legislativo 241 del 26 maggio 2000 individua un livello massimo di 500 Bq/m3 oltre il quale è necessaria la segnalazione alle autorità competenti. «Sono previste sanzioni penali – aggiunge Ragni – ma la legge non è stata implementata e i controlli sono scarsi». Sulle abitazioni private, invece, le misure di sicurezza sono lasciate al singolo proprietario: l’unica cosa che si può fare è munirsi di uno dei kit di monitoraggio, come quello messo a disposizione da Altroconsumo, per controllare la presenza del radon in casa. A quel punto, per mettere in sicurezza l’edificio, è possibile intervenire sulle fondamenta, sigillando le fessurazioni e riempiendo i condotti, oppure ventilare i locali seminterrati. Il tutto ovviamente a carico del singolo inquilino.
Gruppo Alis può effettuare un’adeguata valutazione del rischio Radon grazie a una specifica strumentazione d’analisi.
(Articolo tratto dal quotidiano Il sole 24 ore, Economia e imprese, di martedì 26 maggio 2009, p.2)