Industria italiana sempre più biotech. A confermarlo è il Rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2011, realizzato da Assobiotec e Ernst&Young che ha censito 375 imprese, posizionando il nostro paese come quello in Europa con il tasso di crescita maggiore del settore (+2,8%) e il terzo per sviluppo dopo Germania e Regno Unito. Malgrado la crisi internazionale, il comparto è riuscito a mantenere stabile il numero degli addetti sulle oltre 52mila unità e il fatturato è risultato in crescita del 6% rispetto al 2010, per un ammontare complessivo di 7,4 miliardi di euro. In questo contesto spiccano le aziende dedicate alla cura della salute – le “red biotech” – con 246 unità, cui seguono 49 attive nelle biotecnologie agro-alimentari (green), 41 che si occupano di Gpta (Genomica, proteomica e tecnologie abilitanti), 21 nelle biotecnologie industriali (white) e 79 in cui l’attività si esplica in più di un settore di applicazione (“multi core”, la cui quota vede un aumento particolarmente significativo, passando dal 6% al 21%).
Il Dipartimento Installazioni di produzione e insediamenti antropici (Dipia, ex Ispesl) è la struttura che valuta, presso l’INAIL, i rischi connessi con l’impiego delle biotecnologie nell’industria, in agricoltura e in microbiologia ambientale. Svolge inoltre compiti di ricerca, studio, sperimentazione, consulenza, proposta normativa ai fini della tutela della salute, della sicurezza e della compatibilità ambientale. I ricercatori di questa struttura forniscono consulenza tecnico-scienfica alle autorità nazionali competenti e sono un valido supporto alle commissioni interministeriali di Valutazione per le biotecnologie, istituite presso il ministero della Salute e il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per l’applicazione delle due direttive europee in materia 2009/41/Ce e 2001/18/Ce.
Il Dipia ha recentemente realizzato un cd-rom multimediale e interattivo corredato da un manuale relativo alla sicurezza nei laboratori che fanno uso di microrganismi geneticamente modificati (Mogm). L’obiettivo è offrire agli operatori biotecnologici uno strumento operativo che riassuma in sé la formazione, l’informazione, la divulgazione e l’interattività riguardo le principali problematiche di questa materia. Il cd-rom chiarisce, quindi, i processi lavorativi e le misure di controllo per evitare o minimizzare il rilascio di Mogm nei luoghi di lavoro e nell’ambiente ed espone la procedura di valutazione dei rischi correlati con il loro impiego confinato (in conformità alla direttiva 2009/41/Ce, recepita in Italia dal dlgs n.206 del 12 aprile 2001). E’ stata sviluppata anche una particolare versione informatica che permette di animare ambienti virtuali tridimensionali, multimediali e interattivi, così da dare utile supporto tecnico-scientifico non solo agli operatori esperti, ma anche ai “neofiti”.
Il prodotto rientra nell’ambito del progetto Ccm finanziato dal ministero della Salute e cofinanziato dall’ex Ispesl (oggi INAIL) dal titolo “Promozione della sicurezza nei laboratori che fanno uso di microrganismi geneticamente modificati“.