Dalla Gran Bretagna l’ultima sfida per le questioni ambientali: il ministro per l’Energia e il Cambiamento Climatico Chris Huhne, nel corso di un question-time al Parlamento inglese ha proposto di tagliare del 50 per cento le emissioni di gas a effetto serra entro il 2025, cioè tra poco meno di 15 anni. L’obiettivo è ancora più ambizioso se si considera che il target di riferimento non è l’anno corrente ma il 1990. Gli ambientalisti, naturalmente, hanno accolto a braccia aperte la notizia, ma c’è chi si chiede se il governo inglese come promesso al momento dell’insediamento, sarà davvero the greenest government ever.
Dimezzare le emissioni di CO2 & Co, infatti, è ancora niente se paragonato agli step successivi previsti dal governo britannico: -60 per cento entro il 2030 e –80 per cento entro il 2050. Naturalmente bisogna considerare che le tecnologie nel frattempo saranno di molto migliorate ma rimane lecito domandarsi su quali basi un simile programma può diventare credibile. Una risposta è che Il Committee on Climate Change, organismo tecnico e indipendente a cui dal 2008 è affidata la pianificazione della strategia per contrastare i cambiamenti climatici, nel suo IV Carbon Budget fa riferimento al quinquennio 2023-2027 e prevede, tra le altre cose, un incremento delle rinnovabili, che andranno a coprire il 30 per cento del fabbisogno energetico nazionale (ad oggi siamo intorno al 3 per cento). Il 40 per cento, invece, dovrebbe essere fornito dall’energia nucleare, non proprio rispettosa dell’ambiente, ma perlomeno ininfluente dal punto di vista delle emissioni di gas serra
Altra questione sono le dichiarazioni di Cameron, comunque incoraggianti, poiché sottolineano una massima attenzione alla creazione di nuovi posti di lavoro grazie ai green jobs e la considerazione per l’obiettivo 20-20-20 dell’UE.