Grande preoccupazione è stata espressa oggi, in una conferenza stampa a Bruxelles, dalla “Task Force on Systemic Pesticides”, nei confronti degli insetticidi neonicotinoidi e del fipronil, ampiamente impiegati in agricoltura nella profilassi e nel trattamento di molteplici parassiti in svariate colture. Oltre ad avere effetti diretti anche su organismi “non target”, come le api, il rischio ambientale associato all’uso di questi insetticidi è soprattutto legato alla perdita di biodiversità, nonché di funzionalità e ruolo degli ecosistemi contaminati.
La Task Force ha presentato il frutto di un ampio approfondimento bibliografico sull’argomento: il Worldwide Integrated Assessment (WIA, 8 articoli, che costituiranno un numero speciale della rivista Environmental Science and Pollution Research di imminente pubblicazione), che rappresenta il primo tentativo di sintetizzare lo stato delle conoscenze sui rischi associati a tali insetticidi attraverso l’esame critico di oltre 800 pubblicazioni scientifiche.
Sebbene queste sostanze siano state utilizzate per decenni (a partire dagli anni 90) e mostrino proprietà così peculiari (sono sistemici, persistenti e mobili nell’ambiente), il quadro delle valutazioni che emerge dalla WIA è senza precedenti. Esso indica con chiarezza che l’attuale impiego su larga scala di tali insetticidi non è ecologicamente compatibile e non può costituire una strategia sostenibile di lotta ai parassiti delle coltivazioni. In altre parole, è evidente che le correnti pratiche agricole, sempre più vincolate all’uso esteso di tali prodotti, pongono seri rischi a un gran numero di organismi e alle funzioni ecologiche che essi svolgono.
Ed è anche sempre più evidente che l’attuale uso di neonicotinoidi e fipronil risulta incompatibile con i principi che sono alla base della lotta integrata (integrated pest management, IPM): essi sono infatti spesso routinariamente applicati (come nel caso delle sementi conciate, che è un classico uso profilattico) anche in assenza di specifici parassiti. Più moderne, sostenibili ed efficaci strategie di gestione dovrebbero invece essere valutate e introdotte, alternative che si richiamano ai principi delle produzioni biologiche e/o della lotta integrata.
Questi insetticidi possiedono proprietà fisiche, chimiche e biochimiche che ne allargano il raggio d’azione ben oltre la specie coltivata e il luogo di somministrazione. Essi agiscono a livello sistemico (penetrano e si distribuiscono all’interno della pianta), mostrano una discreta persistenza ambientale (mesi o anni) e una elevata solubilità in acqua, tutti fattori che contribuiscono ad estendere la contaminazione al suolo, alle acque sotterranee e superficiali e alla vegetazione.
Sono attualmente note molteplici vie di esposizione a questi insetticidi per gli organismi “non target”, sia croniche sia acute. Ad esempio le api possono venire direttamente contaminate in volo dalle polveri emesse dalle seminatrici pneumatiche durante la semina delle sementi conciate: la pellicola di insetticida che ricopre il seme si erode nel corso delle operazioni di semina producendo (è il caso della semina del mais) un particolato letale per le api che si trovano a volare nei pressi della seminatrice. Più in generale si può osservare che, in relazione alla modalità di utilizzo e alle proprietà dell’insetticida, gli organismi sia terrestri che acquatici sono spesso ripetutamente esposti a concentrazioni tutt’altro che trascurabili.
L’esame della letteratura esistente evidenzia inoltre che, a livello globale, l’attuale uso consentito degli insetticidi neonicotinoidi e del fipronil ha portato a livelli di contaminazione ambientale spesso eccedenti le concentrazioni tossicologicamente rilevanti per un ampio spettro di organismi “non target”, quindi con prevedibili impatti negativi sulla qualità degli ecosistemi interessati.
La Task Force auspica che “la politica” riconosca l’entità dei rischi ambientali derivanti, a livello globale, dall’uso di tali insetticidi e che agisca di conseguenza (rapidamente e in coerenza con il principio di precauzione) per promuovere una loro più consona regolamentazione.
Task Force on Systemic Pesticides
La Task Force on Systemic Pesticides (TFSP) è un gruppo di lavoro internazionale e multidisciplinare costituito da circa 50 studiosi. Il gruppo ha operato attraverso una serie di workshop specificatamente dedicati all’argomento: Paris (2010), Bath (2011), Cambridge (2012), Montegrotto-Padova (2012), Louvain-la-Neuve (2013), Padova-Legnaro (2013). I componenti della Task Force, che operano sull’argomento in assenza di confitti di interesse, appartengono ad agenzie o enti di ricerca pubblici (principalmente Università) o ad associazioni che si dedicano esclusivamente alla conservazione/protezione delle risorse ambientali.
La Task Force ha operato grazie alle risorse istituzionali dei singoli componenti, al libero contributo di alcuni cittadini e al supporto di alcuni enti finanziatori che, si sottolinea, non hanno avuto alcun ruolo nella progettazione, nella realizzazione e nella pubblicazione degli studi realizzati:
– Triodos Foundation’s Support Fund for Independent Research on Bee Decline and Systemic Pesticides (donations by Adessium Foundation – The Netherlands)
– Act Beyond Trust (Japan)
– Utrecht University (Netherlands)
– Stichting Triodos Foundation (The Netherlands)
– Gesellschaft fuer Schmetterlingsschutz (Germany)
– M.A.O.C. Gravin van Bylandt Stichting (The Netherlands)
– Zukunft Stiftung Landwirtschaft (Germany)
– Study Association Storm (Student Association Environmental Sciences Utrecht University)
– Deutscher Berufs- und Erwerbsimkerbund e.V. (Germany)
– Gemeinschaft der europäischen Buckfastimker e.V. (Germany).