I distretti dell’energia. Ecco quello lombardo di Legnano, dove potrebbero coordinarsi circa 300 aziende che lavorano nell’elettromeccanico, nelle caldaie e in componentistica di alta specializzazione. Oppure il distretto delle agroenergie che si sta formando a cavallo tra il Novarese, Pavese e Alessandrino. Il progetto di un Museo dell’energia a Genova, come propone Carlo Guglielminetti del Reer per rilanciare l’industria specializzata della Liguria che ruota intorno all’esperienza dell’Ansaldo. Oppure la zona delle biomasse in Veneto. Il polo del solare e dell’eolico in Puglia. In Italia cominciano a formarsi le specializzazioni delle fonti pulite di energia, ma la nascita del Metadistretto lombardo dell’energia raccoglie un secolo di esperienza industriale e di innovazione. «Potremmo candidarci per le forniture alle centrali atomiche delineate dal progetto nucleare del governo», osserva Alberto Ribolla, imprenditore di Legnano con la Sices e presidente del Metadistretto dell’energia. «Molte imprese italiane forniscono componentistica energetica e nucleare per mezzo mondo».
Per il momento al Metadistretto di Legnano (ma allargato a tutta la Lombardia) aderisce un nucleo di imprese promotrici che Ribolla chiama «gruppo spinta, come viene chiamato il combustibile di avviamento delle grandi caldaie industriali». Ne fanno parte Arendi, Elettromeccanica Colombo, Franco Tosi Meccanica, Pensotti, Sices, Stf e Tamini. Ma dal punto di vista ideale fanno parte del “gruppo spinta” anche la Confindustria Alto Milanese e soprattutto il sindaco di Legnano, Lorenzo Vitali, il cui Comune ha promosso la nascita della società consortile Europimpresa dalla cui esperienza è nato il Metadistretto. «Pensiamo a Legnano come “cuore” del distretto, perché qui è nata la grande industria dell’energia con la Pensotti Caldaie nel 1881 (oggi “salvata” dal gruppo Sices) e pochi mesi dopo la Franco Tosi – ricorda il sindaco Vitali – ma tutta la Lombardia ha un primato nell’energia».
Sono state censite finora 356 aziende lombarde della filiera energetica, di cui 220 in provincia di Milano, 60 nel Varesotto, 20 nella Bergamasca e 20 in provincia di Brescia. «Va superato lo schema orizzontale classico, quello che riunisce le imprese dello stesso settore – dice Ribolla – per passare a una formula verticale basata sui rapporti fornitore-cliente. Ci sono aziende di settori diversissimi, vocate al l’export, per le quali il segmento energetico è la destinazione di buona parte della produzione. Il piccolo costruttore di quadri elettrici insieme con produttore di flange per condutture. L’obiettivo è passare a un sistema che unisca competizione a cooperazione: è il nuovo fenomeno della “coopetizione”, un orribile neologismo che aiuta a spiegare la tendenza del distretto».
Ed è simile il concetto di cooperazione competitiva che muove nell’Alessandrino e nel Pavese i progetti del gruppo tortonese Mossi e Ghisolfi (che sta costruendo una bioraffineria a Rivalta Scrivia) con le inziative del Distretto EnergEtica del Piemonte Orientale e degli agricoltori. L’imprenditore chimico Guido Ghisolfi – il gruppo di famiglia è leader al mondo nella produzione di plastica Pet per bottiglie – vuole produrre benzina di nuova generazione partendo da canna comune e altre colture. Gli imprenditori agricoli vogliono diversificare – come emerge dagli studi promossi da Piero Mattirolo del Distretto EnergEtica – dalle solite produzioni alimentari e dal solito aiuto europeo, e le colture tra Pavia, Novara e Alessandria si prestano a dare energia nuova.
JACOPO GILIBERTO