Lo studio “Work inequalities in the Crisis: evidence from europe” (“Le disuguaglianze nel lavoro durante la crisi: testimonianze dall’Europa”), è stato recentemente pubblicato dall’ILO.
Il quadro tratteggiato dagli esperti illustra quanto la crisi abbia notevolmente aumentato il livello di diseguaglianza tra i lavoratori, indebolendo ulteriormente il mondo del lavoro e le possibilità di ripresa.
Lo studio analizza la situazione nei diversi stati europei ed evidenzia le conseguenze delle diverse politiche di austerità applicate, mettendo in luce anche gli effetti microeconomici della crisi e i conseguenti effetti per le imprese, le diverse categorie di lavoratori e aree di lavoro.
Categoria che ha pagato pesantemente il costo della crisi è quella dei lavoratori temporanei. Lo stato più colpito da questo fenomeno è la Spagna dove il 90% delle perdite di posto di lavoro ha riguardato questa tipologia di lavoro. Altra categoria duramente colpita è quella dei giovani tra cui il tasso di disoccupazione è quasi il doppio dei lavoratori più anziani. La situazione è più grave nei paesi baltici e in Irlanda, Grecia e Spagna.
Lo studio però, oltre a enumerare i fattori critici, si sofferma anche nell’illustrare esempi di buone pratiche e soluzioni applicate in alcuni stati membri dell’Unione europea.
Esemplificativo il caso della Germania dove si parla addirittura di “miracolo tedesco”. Qui il basso tasso di disoccupazione è stato mantenuto grazie ad una politica di riduzione dell’orario di lavoro e aumento dei contratti. La Svezia invece si è distinta per le politiche a favore dell’occupazione giovanile, mentre l’Italia è citata per il ricorso alla cassa integrazione come valido ammortizzatore sociale capace di contenere gli effetti immediati della disoccupazione.